venerdì 5, sabato 6 dicembre or 21.00
domenica 7 dicembre ore 17.30
progetto di Mandracchia,Reale, Toffolatti, Torres
con Gianna Giachetti, Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres
scenografie e direzione tecnica Mauro De Santis
musiche Francesco Santalucia
costumi Cristina Da Rold
Mitipretese, Artisti Riuniti
La drammaturgia dello spettacolo è centrata esclusivamente sulla presenza in scena delle quattro grandi figure femminili: Ecuba, Elena, Andromaca, Cassandra. Attingendo da altri testi di Euripide, da Ovidio, Seneca, fino a Sartre, Mitipretese tenta un gesto privato, e concentra la tragedia sulle quattro figure principali. Non compaiono altri personaggi dell’originale nè il coro, e così Le Troiane. Frammenti di Tragedia diventa il punto di vista di quattro personalità, figure mitiche ma anche donne concrete; nelle loro relazioni private eppure in dialogo continuo con il portato mitico che i tragici greci ci hanno regalato.
Sono Ecuba la grande Madre, Cassandra la veggente presa per pazza, Elena l’eterno femminino e causa della guerra, Andromaca la moglie devota di Ettore e madre di Astianatte, l’agnello sacrificato all’arroganza e alla crudeltà dei vincitori. Ma nel contempo seguiamo la vicenda umana di quattro donne, semplici donne di fronte all’angoscia della perdita: persa è la guerra, persa la vita di un marito o di un figlio, persa pure la fede in una qualche divinità.
Su tutte incombe il dolore del lutto e dello sradicamento, della partenza verso un altrove che significa schiavitù. La guerra è quella di Troia, ma la distruzione è quella di un qualsiasi conflitto, che lascia sul campo cadaveri, tiene in vita masse di vinti che si lacerano nella vana ricerca di colpevoli e capri espiatori.
Cercano spiegazioni, provano a dare forma alla perdita che ha scavato nella loro anima un vuoto, lasciandole sole al mondo. Sono madri e figlie, sono sorelle e spose e soprattutto vittime, tutte. Vittime di un gioco più grande di loro e al contempo, nell’inevitabile conflitto che i loro ruoli determinano, carnefici l’una dell’altra.
Il lungo assedio di Troia finisce dopo dieci anni, della città non resta che un rogo immenso. La guerra di Troia è la guerra per definizione, ma oltre il mito ci sono le vite degli uomini. Fra le rovine giacciono i cadaveri dei vincitori insieme a quelli dei vinti. Qui i protagonisti sono le donne sconfitte, le vittime.
E’ la storia di chi ha perduto tutto, o meglio di chi ha conservato solo la memoria del passato, un passato che in alcuni casi è stato anche felice. La mente delira, il cuore si strazia. Le donne che appaiono sono confuse ed impaurite di fronte alle fiamme della loro città, attendono di essere sorteggiate e spartite, come un bottino di guerra dei vincitori. Quattro donne lacerate dalla perdita degli affetti si trovano ad affrontare il loro nuovo destino.
Non c’è nessuna pietà per chi resta in vita. Ma se tra le donne c’è chi pensa, come Andromaca, che è “meglio morire che vivere nel dolore”, c’è anche chi afferma, come Ecuba, che “vivere e morire non sono la stessa cosa; da una parte c’è ancora la speranza, dall’altra non c’è più niente”. Così, dal massacro della guerra sembra nascere più forte l’istinto alla vita.